Phantasmagoria 2: Fatal Obsession o A puzzle of flash per il mercato US (Sierra, 1996), è un’avventira FMV dapprima censurata, poi distribuita vietandola ai minori per l’atmosfera horror e per i temi sessuali trattati esplicitamente.
Il protagonista Curtis Craig si ritrova suo malgrado in un reticolo di stranezze che coinvolgono lui, il suo lavoro e i suoi colleghi, tra questi anche la sua ragazza e il suo migliore amico, e gay dichiarato, Trevor. Tra allucinazioni, incubi che divengono realtà, omicidi insoluti e ricordi di un’infanzia poco felice in compagnia di una madre psicopatica avvezza a torturare e travestire il figlio, il confuso Curtis si ritrova dalla sua psichiatra ad ammettere un’attrazione per il suo amico Trevor.
-Amo la mia ragazza- confessa il protagonista – ma provo una sorta di attrazione per Trevor-. Alla domanda della psichiatra se ha mai parlato di questo con la sua fidanzata, il ragazzo risponde che ha fin troppi problemi per aprire anche questa porta.
E’ questa la prima volta che un personaggio giocabile mostra un aspetto bisessuale, anche se il tanto sospirato bacio tra i due è solo accennato e poi interrotto dallo stesso Travor che prima di essere ucciso rinnova l’amore per l’amico.
Difficile dire però se effettivamente Curtis Craig sia da annoverare come il primo personaggio lgbt giocabile: sebbene sia il protagonista non ci è data la possibilità di una vera scelta: la trama si snoda per il suo plot predefinito senza grandi stravolgimenti, e nel disegno psicologico la bisessualità sembra quasi una conferma di quella confusione in cui il personaggio vive, frutto di una madre malata che amava vestirlo da bambina.
Trovo più interessante il fatto che la sceneggiatrice Lorelei Shannon abbia tracciato la figura di Travor (qui su a destra versione zombie) come un omosessuale per nulla stereotipato, forte di un’amicizia con il protagonista che permette loro di confidarsi a vicenda e senza tante differenze. In più l’attitudine di Travor a vivere apertamente la sua omosessualità lo rende di fatto il primo personaggio positivo e psicologicamente equilibrato, malgrado sia condannato -ahimè- a una fine triste e patetica.
GQ