Le grandi guide di GQ: Le console per femmine (1ª Parte)

Come mai il mondo videoludico è sempre stato maschile e maschilista? Colpa delle tette di Lara Croft? delle cosce muscolose di Chun-li? Anche, forse. Sicuramente la visione del mondo femminile da parte delle case di produzioni viaggia su un binario stereotipato tanto quanto quello del mondo LGBT. Donne? Vai di mille e inquietanti Passioni di Giulia. Ma poi questa Giulia quanto tempo libero ha? Andrà a scuola?

Poco meno di un anno fa, una delle nostre grandi inchieste aveva fatto luce sull’universo semisconosciuto dei videogame per le femmine. Ne era uscito un campionario di giochi di moda, simulatori di appuntamento, animaletti da coccolare, lezioni di cucina, sessioni di shopping al centro commerciale e balli/canti scatenati da effettuare obbligatoriamente in cameretta con le amiche. In fondo cosa dovrebbero fare le donne? (Manca solo vederle lesbicare micione con un Atari 2800)

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(Come non detto)

Per far girare videogiochi stereotipati ci vogliono macchine stereotipate. Per questo, nel corso degli anni, molti produttori hanno dedicato o riarrangiato numerose console con l’obiettivo di appassionare e divertire anche il gentil sesso e in qualche caso non si sono fermati a una sola banale verniciatura rosa… Ecco dunque la grande guida di GQ alle:

ConsoleperfemmineNota: La guida è stata divisa in due sezioni: le console da tavolo e le console portatili. Iniziamo con le prime, le protagoniste indiscusse di tanti salotti e camerette dei teenager sin dagli anni ’80!

Con grande sorpresa, facendo un salto nel passato di quasi 20 anni, scopriamo che la prima grande console pensata proprio per le ragazze non nasce in Oriente (anche se ne condivide l’elettronica) ma in un’altro paese diametralmente opposto alla vecchia Europa: il Brasile, terra di culi sodi, calciatori e bellissime transessuali. Si tratta del TecToy Sega Master System Girl, una versione migliorata del Sega Master System che a metà anni ’90 si impone come una tra le più diffuse macchine da gioco del Sudamerica.

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Sorella del Master System Super Compact, la console ha la caratteristica di essere semi-portatile. In pratica, il corpo macchina comprende cpu e joypad ed è dotato di un’antenna che trasmette il segnale ad un ricevitore collegato alla tv. In questo modo ci si può spostare per la stanza senza avere vincoli di cavo o alimentazione. Si sa, la donna è mobile.
Ne sono state distribuite due versioni. La prima aveva precaricato il gioco Mônica no Castelo do Dragão , mentra la seconda conteneva sia Mônica em O Resgate che Sonic the Hedgehog.

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Così mentre le giovani gamer brasiliane potevano contare su una console tutta rosa, in Europa, USA e Giappone la situazione era ancora ferma a scatolotti neri e grigi che facevano tanto “tecnologia” ma poco attraevano il genere femminile.

Ma una svolta, o meglio, una grande meteora colpisce le terre del Sol Levante nell’ottobre del 1995. Arriva infatti nei negozi la Casio LOOPY, una console progettata e prodotta (caso unico nella storia) esclusivamente per le ragazze. Rosa? No, viola.

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Il logo della macchina, due cuoricini intrecciati (state già imbracciando un UZI vero?), metteva in chiaro da subito che da quei transistor non sarebbero mai passati picchiaduro, sparatutto e corse in automobile. Piuttosto ci si sarebbe potuti aspettare smielati e sbrilluccianti simulatori di appuntamenti e giochi per intrattenere le amiche davanti ad una tazza di te. Così fu, e nonostante un parco giochi limitato a soli 10 titoli, la LOOPY ottenne un limitato successo soprattutto grazie alla piccola stampante termica incorporata. Con questa si potevano creare piccoli adesivi colorati catturando direttamente le schermate dei giochi o importando tramite l’espansione “Magical Shop” dei fermi immagine da videocamere e lettori vhs.

Capirete che con una macchina simile, la difesa in favore dei videogiochi come causa di stragi scolastiche diventa difficile da perorare.

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Scemato il successo di Loopy (ci voleva poco eh) si può dire che nessun altro produttore ha mai più realizzato una console da tavolo con l’intento specifico di far divertire le ragazze. Ma con cosa giocheranno mai ‘ste strane creature?
Si avvicina così il nuovo millennio e i grandi nomi del videogioco decidono di puntare tutto sulla colorazione delle proprie macchine per cercare di fare breccia nel cuore di chi non ha ancora mai preso in mano un controller, giocatrici comprese.

n64 funtastic 1Il primo esempio lo dà Nintendo facendo uscire nel 2000 la Funtastic Series per il suo Nintendo 64. Si tratta di 6 versioni della console con chassis semitrasparenti e ipercolorati: arancio, viola, blu, verde, grigio e rosso anguria. Una mossa mirata ad attrarre soprattutto chi fino a quel momento aveva visto le console come cupi scatolotti che poco avevano a che fare con lo stile e il design. Parallelamente fa uscire anche nuovi titoli come Kirby: The Crystal Shards che con colori pastello e atmosfere delicate sembrano avere le carte in regola per conquistare anche le ragazze.

Anche SEGA non resta immobile e sempre nel 2000 immette sul mercato (ma solo in Giappone) due versioni Hello Kitty della sua ultima e sfortunata macchina: il Dreamcast. Sono disponibili i colori rosa e azzuro e rispetto alle confezioni standard, le versioni marchiate con il logo della gattina contengono anche una tastiera e un mouse con il chiaro intento di peremttere alle ragazze di navigare su internet e chattare online.

DREAMCAST HELLO KITTY PINK

Oltre a queste due special edition arrivano anche un’edizione rosa trasparente in omaggio a Claire Redfield, protagonista del gioco Capcom Resident Evil Code: Veronica e una rosa ciliegio dedicata al franchise Sakura Wars.

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Ci spostiamo quindi all’avvento di Sony che se con la prima Playstation si limta a fornire una console “universale” di colore grigio/bianco, con l’arrivo della Playstation 2 inizia a far uscire alcune edizioni limitate più orientate al pubblico femminile. Si tratta delle colorazioni Pearly: grigio, azzurro e rosa ad effetto perlato che in oriente (unico mercato in cui sono disponibili) ottengono un buon successo.

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Poi nel 2007 arriva l’edizione Pink della Playstation2 Slim venduta in bundle con due joypad, memory card e borsa per trasportarla, tutto zuccherosissimamente rosa confetto. Insomma parrebbe che il tema “attrarre le videogiocatrici” sia un problema tutto cromatico.

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Negli stessi anni Nintendo con Gamecube e Microsoft con Xbox restano ferme su colorazioni “universali” senza caratterizzare particolarmente le conosole o i bundle in vendita. Anche la Wii e la Xbox360 si colorano di sfumature pastello. Programmare videogiochi che raccontino personaggi femminili reali parrebbe un’idea talmente lontana che è tutto dire: la limitazione delle case produttrici è tristemente sconfortante. Trent’anni di produzione videoludica e lo specchietto delle allodole di variazioni cromatiche rimane l’unica idea che balena dalla Sony, alla Microsoft passando per la Nintendo.

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Arriviamo infine alla Playstation 3 per la quale possiamo segnalare solamente due bundle della versione slim dedicati ai due capitoli di Final Fantasy XIII. Si tratta di edizioni limitate per il mercato nipponico, la prima bianca con una stampa rosa di Lightning e la seconda nera con un altra stampa bianco e (indovinate?) rosa.

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Sembra poi che sia stata anche prodotta una versione rosa metallizzato della console ma al momento non abbiamo trovato prove chiare della sua esistenza, se non qualche foto (probabilmente photoshoppata) sulla rete. Se ne avete una mandateci una conferma!

Risaliamo fino ai giorni nostri e oltre alla Wii U che per ora resta salda allo schema bianco/nero, restiamo in attesa di scoprire le nuove meraviglie di Sony e Microsoft che, non si sa mai, potrebbero anche stupirci con nuove colorazioni adatte alle camerette di tante giovani videogiocatrici. Noi scommettiamo in varianti… rosa ovviamente. Che un dio rosa ci salvi da tale sciagura!

Continuate a seguirci perchè a breve arriva la seconda parte della guida tutta dedicata alle console portatili!

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