Proprio ieri dicevo al geekqueer @GattoNero: “Ellen Page è fantastica, non ne ha sbagliata una”. E io non credo alle coincidenze.
La giovane Juno che decideva di non abortire, divincolandosi da motivazioni religiose per un’acquisizione di coscienza personale; quella Kitty Pride al fianco di Colosso in X-Men; la sadica giustiziera dei pedofili in Hard Candy e non ultima, l’incredibile “Architetto” dal nome mitico di Arianna in Inception.
Ellen Page è la mia attrice preferita, e lo è per molti nerd del mondo, tanto da esser stata scelta -non a caso- come protagonista per il videogioco Beyond 2 Souls della Quantic Dream (e diciamolo in via informale, anche la Ellie di The Last of Us)
Durante la festa di San Valentino, ieri, alla conferenza “Time to THRIVE” che sostiene i diritti LGBT sul palco del Bally’s Hotel di Las Vegas, l’attrice ha tenuto un discorso chiaro, sentito, forte.
Un discorso che purtroppo siamo sempre più abituati a sentire in una lingua che non è l’italiano.
Quando Ellen dice: “And i’m here today, because i’m gay”, io son scoppiato a piangere.
Non è che sia un tipo molto propenso alle lacrime; per esempio questa settimana ho pianto solo un’altra volta al video di un sapone, ma quello è un altro discorso.
Tutti possono comprendere quanto sia importante fare coming out e diventare un modello positivo per le persone LGBT, ma forse solo i gay, le lesbiche e le transessuali possono sentire quanto sia indispensabile essere ispirati.
Quando Ellen Page ha detto “Sono qui perché sono gay”, ho pianto perché ho visto indebolirsi i pugni dei bulli, perché ha regalato un pezzo d’armatura ai giovani gay, lesbiche e transessuali, per difendersi quotidianamente.
E perché quando un divo fa coming out e il TG delle 20 lo racconta, ci sono delle famiglie a tavola che stanno ascoltando e che forse hanno una figlia che come Ellen Page non vuole più nascondersi.
Sono sempre più convinto che gli artisti siano eroi, modelli, unico appiglio per i cambiamenti culturali che precedono quelli sociali, per questo penso che il coming out sia un dovere d’artista.
E forse è per questo che in Italia non succede, perché in Italia abbiamo artisti davvero mediocri.
Ellen conclude il suo discorso ringraziando le associazioni: “Grazie per avermi ispirato, grazie per darmi la speranza e, per piacere, continuate a combattere per le persone come me”.
No, Ellen, grazie a te per aver appena fatto tutto questo.
E ora guardatevi QUI il discorso.
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