Chiunque abbia letto Player One di Ernest Cline, alla notizia di Zuckerberg che compra il casco per la Realtà Virtuale Oculus Rift, sa già quale sarà l’ovvia conclusione: OASIS.
Segue foto per farvi invidia.
Che Facebook diventi una realtà virtuale open world o un MMORPG (dove R sta per “Reality” e non per “Role”), io non potrei esserne più felice, perché -diciamocelo- sta roba della realtà virtuale come vita parallela sintetica ce la stanno vendendo da anni, e io l’unica cosa virtuale che ho intravisto è Grindr, nel senso che virtuale è la possibilità di incontrarci qualcuno.
Ma Oculus Rift non sarà solo sugli scaffali, perché la Sony va a cacciare da qui a un anno, il suo Progetto Morpheus, periferica per la Playstation 4.
Quindi voglio testè elencare, gli 8 motivi (se mi gira diventano pure 10, mò vedo) per cui la combo scienza+tecnologia+cinema mi ha ingannato e preso per il naso, dichiarando che il futuro era già realtà, che i mondi sintetici erano accessibili quanto i soldi del Monopoli, per poi lasciarmi a galleggiare in un mare calmo di delusione.
All’8° posto: il Virtual Boy di Nintendo
Dovevi essere tu il punto d’arrivo, e invece sei stato un punto di partenza monocromatico, e in Italia eri anche praticamente impossibile da trovare. Avrei dovuto capirlo che eri un incubo dai colori che visualizzavi: il rosso e il verde, come la maglia di Freddy Kruger. T’ho amato, virtualmente; t’ho odiato realmente.
Al 7° posto: Il Tagliaerbe.
No, non mi hai spaventato, Brett Leonard, mi hai solo fatto odiare il mio Amiga 500 che non era capace di renderizzare tre piramidi in modo realistico, e te invece in casa riuscivi a far impazzire giardinieri con l’Asperger che volevano conquistare il mondo. Ora, a distanza di vent’anni posso dirtelo: Tron t’ha sempre mozzicato in testa.
6° posto: Tron
Quando compresi -dopo la visione del film- che il rischio di cadere in un videogioco era reale e possibile per ogni nerd, cominciai a giocare a Final Fight in modo compulsivo. M’hai preso in giro, Steven! Io, Haggar non l’ho mai incontrato!
5° posto: La donna esplosiva
Sto ancora aspettando la mia app per crearmi l’uomo ideale. Sogno ancora l’opzione gonfia-pettorali che utilizzano i due ragazzi quando s’incalzano con un: “Esagera! Esagera!”. Ecco, se proprio non volete accontentarmi, datemi almeno la app per cotonarmi come Kelly Lebrock.
4° posto: Doom giocato col casco RV
Io non so se Campobasso negli anni Novanta fosse alla stregua di Akihabara, ma nel 1994 in una ludoteca dove andavo le domeniche pomeriggio per giocare con un NeoGeo, arrivò un casco di RV. Per 2500 lire, potevi giocare ben quindici minuti a Doom con il casco, collegato a un MS-DOS. Vi assicuro che nessuno superava i 2 minuti di gioco: alla vista di quei pixeloni, ti veniva un mal di mare che manco il Tagatà montato sul battello Livorno-Elba.
3° posto: War Games
Il protagonista David, con un Commodore 64, scatenava la Guerra Fredda, e io all’epoca non riuscivo a far partire la cassetta di Golden Axe con i suoi maledettissimi 85 giri. Una frustrazione che avrei riprovato solo con sparuti casi di eiaculazione precoce dopo i trent’anni.
2° posto: Virtual Valerie
Virtual Valerie fu il primo videogioco erotico in 3D che abbia visto. Un realismo talmente estremo che qualcuno osò urlare: “Con questo gioco l’onanismo sostituirà il sesso, e poi ci estingueremo!”. Dato che non era prevista nessuna versione al maschile, immaginai che il mondo sarebbe stato, di lì a poco, totalmente gay.
A riguardare Valerie ora, mi viene la stessa mestizia delle gif animate sui siti di Digilander.
1° posto: Jessica Fletcher e la Realtà Virtuale
Nella puntata del 31 ottobre 1993, Jessica Fletcher risolve “Assassinio Virtuale“, in cui nella realtà sintetica di un computer la Signora in Giallo consegna alla virtual-polizia il virtual-assassino. La bigiotteria era parte integrante dell’equipaggiamento. Ricapitolando: nel 1993 la Realtà Virtuale arriva a Cabote Cove, nel 1995 a Campobasso.
E ora che finalmente arriva a Los Angeles, stiamo a fà tutto sto casino?