Seconda Parte
Esattamente un mese fa, sul blog ufficiale della Ubisoft, viene pubblicata un’intervista a Lucian Soulban, lead writer di videogames in carica proprio alla Ubisoft e gay dichiarato, e gli viene chiesto del perché i personaggi lgbt siano sempre relegati in ruoli di comprimari e trattati come in una barzelletta.
“Ho il forte sospetto che un personaggio lgbt in un videogioco AAA possa influire molto pesantemente sulle vendite di un titolo, e i produttori al giorno d’oggi questo non lo vogliono rischiare affatto con i tempi che corrono. (…) Forse un giorno potrà concretizzarsi realmente una cosa simile, con titoli sviluppati da software house che, per quanto riguarda l’approfondimento della natura sociale, hanno già offerto molto. Mi vengono in mente Rockstar, Valve, Naughty Dog o Telltale ad esempio, ma quando accadrà, vorrei proprio che sia architettata in maniera seria la cosa, non smerciata come una specie di scherzo o gioco. (…) Penso a quello che sta accadendo in silenzio: guarda le scelte offerte in Mass Effect II e III, o Fable III, o Dragon Age II o Skyrim, i personaggi gay in Borderlands 2, che menzionano la loro omosessualità senza molto clamore. I videogames hanno smesso di “urlare a tutti” i loro personaggi gay, li stanno introducendo senza molto clamore, senza sforzo. Come a dire: sì, è normale! Siamo qui, siamo froci ma ora pensiamo alle cose serie”.
Ok, ora vorrei concentrarmi con fare da zitella acida sulla frase “non smerciata come una specie di scherzo o gioco“. Immagino che il buon Lucian si riferisca per esempio a come viene trattato il Capitano Vincent De Santa (di cui abbiamo giustappunto parlato nella Prima Parte).
Eppure è proprio lui ad aver scritto di Bambi “Buck” Hughes, il feroce ex-militare australiano di Far Cry 3 (Ubisoft Montreal, Ubisoft Bucharest, 2012). Nel gioco, il personaggio di Keith Ramsay, uno dei turisti rapiti sull’isola, viene rivenduto come schiavo a Buck, descritto più volte nei dialoghi come psicopatico. Quando riusciamo a entrare in casa sua per salvare il povero Keith recluso in cantina, scopriamo che Buck (che per inciso è un bel figone barbuto e tatuato) ha fatto del giovane turista il suo schiavo sessuale (mano sul pacco e co).
Il sesso omosessuale è quindi utilizzato come un crescendo narrativo che giustifica ancor di più l’antipatia di un personaggio già di per sé orribile e, non in ultima istanza, ne giustifica la sua subitanea uccisione.
Insomma non mi pare che il personaggio di Buck sia “architettato in modo serio”.
Ma continuiamo, va, che oggi sono inquieto.
Far Cry 3: Boold Dragon (Ubisoft Montreal/Ubisoft Shangai, 2013) l’intro inizia proprio con quello “scherzo o gioco” di cui Lucian si lamenta tanto. Il cybercommando Mark IV protagonista, dal nome di Rex Power Colt viene informato della missione dal mercenario Spider durante il volo in elicottero. La conversazione inizia così:
Spider: Sveglia, bella addormentata. C’è un ritardo nelle letture e devono darti una bella ricalibrata al culo.
Rex: A me?
Spider: Di certo non a me. Io sono la perfezione, fratello. Gli uomini mi ammirano…
Rex: E tu vuoi goderti gli uomini, sì, ho capito.
[1] Nell’originale inglese il gioco di parole del verbo “to want” è più esplicito: “Men want to be me”, “And you want to be with men, yeah, I got it”.
Per vedere il video dell’intro, andate al minuto 3.10“.
Insomma se stiamo ad aspettà a Lucian, possiamo magnà tranquilli. Ora non voglio dire certo che i personaggi LGBT nei videogiochi debbano essere tutti in odore di beatificazione, voglio solo far notare che prima di fare il criticone, bisognerebbe guardarsi nelle proprie tasche.