Prima Parte
C’era una volta un francese, un inglese e un gay. Le barzellette son sempre state campo fertile per rozze battute e selvagge boutade da caserma o refettorio (signora mia non immagina che lingua quei pretacci!). Il bullismo nelle storielle si è sempre adagiato come un ricco crapulone nelle parabole, e i gay, con i loro storici stereotipi, non sono stati di certo esenti.
In questa prima parte voglio parlarvi di quanto le battute sull’orientamento di un personaggio siano totalmente descrittive, in un modo diffamante e ridicolizzante.
Red Dead Redemption (Rockstar San Diego/Rockstar Games, 2010) è un gioco di avventura ambientato nel selvaggio West, attorno alla prima decade del secolo scorso. Il FarWest è uno degli universi più maschili e machisti di sempre: ha delineato più John Waine la figura del maschio alfa nei suoi film, che non Camille Paglia nei suoi libri.
Solo uomini, cavalli e rovi che rotolano, in un omosocialità che relega le donne o in casa a crescere piccoli cowboy o nei saloon a schivare malattie veneree. Insomma come dice Mia Martini “ho scoperto con il tempo, che se l’uomo in gruppo è più cattivo, quando è solo ha più paura”.
Tra i tanti banditi del gioco della Rockstar che bisognerà ritrovare per ordine dei federali, c’è anche il Capitano Vincent De Santa (De Santa, non de Santis mi raccomando 😉, dell’esercito messicano e tirapiedi del Colonnello Allende. Diapo, grazie.
De Santa non disdegna le attenzioni del cameriere Quique Montemayor, con cui scambia languide occhiate, mentre le guardie al suo passaggio bisbigliano all’orecchio ridendo.
Il Capitano Espinoza sottolinea il suo flirtare continuamente col giovane barman chiamandolo “Mariconchito” (stessa cosa fa Allende), dalla parola “maricòn” che in spagnolo vuol dire frocio.
Alla richiesta di due uomini da parte del protagonista, Abraham Reyes risponde con una tipica battuta omofoba: “Hai passato troppo tempo con il capitano De Santa”, ma questo non è l’unico esempio di ironia fatta ad uso e consumo del branco.
“De Santa può fare un sacco di cose, quando ha gli uomini in ginocchio”, oppure “Il Capitano De Santa è muy machote”, per finire poi con l’epitaffio “Ora che De Santa è morto, molti ragazzi possono dormire sereni nei loro letti”.
Alè, prendi e porta a casa sporco chupacabra omosessuale!
Il linguaggio greve e bullista che il gioco racconta è di fatto un registro usato per marcare l’aspetto più machista dell’ambientazione, ma che racconta molto altro. Non dimentichiamoci che il Capitano Vincent De Santa è uno dei nemici più efferati da sconfiggere, e sta a noi ucciderlo per poter poi tornare sereni e tranquilli a casa dalla nostra famiglia eterosessuale (o nel bordello della città, Hey-yà!).
Diapo finale dell’eroe che picchia il frocio cattivo!
In realtà il ruolo della donna nel far west non era come è stato descritto dai films e da questo articolo. approfondite e rimarrete sorpresi….. per quanto riguarda l’omofobia non è certo una esclusiva dei cowboy e poi il Capitano Vincent De Santa mi smbra non si limitasse ad approfittarsi dei propri soldati (cosa già non molto piacevole)….