Mi han detto che il fumetto Faith sia stato oggetto di una domanda in un quiz televisivo italiano: fa sempre piacere quando i fumetti travalicano la nicchia per affacciarsi al popolare e -premetto- che son contento che lo faccia un fumetto che vuole combattere uno degli stereotipi più presenti e fastidiosi nel mondo dei supereroi, quello del corpo. Purtroppo Faith non fa nulla di tutto ciò, e mi dispiace molto.
Il fumetto di Jody Houser, Pere Perez e Marguerite Sauvage ed edito da Valiant, è un’attenta operazione che vuole sollevarsi dal mare magnum delle varie produzioni supereroistiche per l’originalità della protagonista. Tutto giusto, se non fosse che la questione si esaurisce solo sul piano estetico e non di argomenti.
Nessun tema legato alla stereotipizzazione dei corpi è sfiorata, Faith non si abbandona mai a nessuna riflessione sul suo corpo, sulle differenze di esso con quelli ipertrofici o plastificati dei suoi colleghi. Non c’è il minimo spunto sulla rappresentazione del corpo delle donne (o di chiunque) sui mezzi di comunicazione, e dire che la protagonista lavora per un blog e il suo ex è in un reality show. Le occasioni non mancano di certo per affrontare tutte le questioni che uno ci si aspetta solo scorgendo la copertina.
E quando l’apparenza prende il posto dell’essenza il rischio è quello della mercificazione: Faith è grassa per procura, anzi per PR.
Di sicuro Faith è una ragazza risolta e l’intenzione di proporre un modello positivo è ottimo, niente biasimi o insicurezze, bravi! Niente discorsi su diete o altre sciocchezze. Così si fa!
Ma anche quando l’eroina incontra i cattivi, scagnozzi, bruti o semplici acide starlette televisive, non c’è nessuno che si abbandoni a un “ma chi è sta cicciona?“, nessuno che accenni per sbaglio a quello che è sotto gli occhi di tutti: cioè che Faith non è come le altre.
Perché se Faith fosse stata disegnata con qualche chilo in meno, questo fumetto sarebbe rimasto uguale a centomila, magro di ogni sentimento (e anche di una buona storia). Insomma alla fine ho la sensazione che tutto si riduca a un trucco e mi son sentito preso in giro.
Io avrei voluto vedere Faith prendere a calci in culo chi la insultava, zittirli con l’intelligente ironia di chi è sicuro di sé e ha da tempo estinto i suoi demoni, annientare in carisma tutte le succinte colleghe. Invece è tutto invisibile, come fosse un suo superpotere.
Penso che Faith sia un’occasione persa e questa volta i canoni socioculturali della bellezza femminile siano stati solo scalfiti e non presi a calci nelle palle come mi sarei aspettato.
P.S.: Nei giorni scorsi sul mio profilo Twitter sono stato accusato di avvallare i canoni estetici mediatici e che, data la mia conformazione fisica, non potessi esprimermi a proposito.
Finché il corpo proposto sarà sempre quello stereotipato, dovremo attuare una rivoluzione quotidiana del desiderio, su di noi e sugli altri.
— GeekQueer (@geek_queer) 8 gennaio 2017
Sono stato bullizzato per un’intera adolescenza e quello che sto imparando in questi giorni è che posso anche avere una voce su Wikipedia con i miei libri storici, di semiotica o di morfologia, ai bulli interessa solo tracciare confini di definizioni. Ecco forse avrei voluto trovare queste riflessioni nel fumetto della Houser.