Voi come lo vorreste un videogioco che trattasse temi vicini alla nostra comunità LGBTQI?
Io me lo son chiesto spesso in questo periodo, ed è strano perché finché non me l’ha domandato Ivan Venturi, non è che mi ci fossi mai soffermato. E allora come lo vorrei?
La prima cosa che mi son detto è “colorato“, perché in questo aggettivo c’è un principio per me fondamentale, ovvero l’inclusione; che poi è anche il perché della rainbow flag del movimento. Quindi colorato e divertente. Perché viene da sé che se è colorato, non può essere un funerale.
E poi vorrei che raccontasse la forza di molti e la determinazione dei singoli, di ogni micro-comunità di cui è composta la nostra marco-comunità; che ieri sera son rimasto due ore a elencare tutte le tipologie di drag queen che esistono: comedy, fishy, freak, bold, punk, trashy… E soprattutto di come si convive bene tutti assieme quando si è orgogliosi e liberati. Quindi colorato, divertente, potente e determinato.
Che racconti un po’ della nostra storia, che ci siano riferimenti alla New York di Stonewall, alla San Francisco di Milk, all’Irlanda di Panti Bliss, alla Spagna di Zapatero, alla TV di RuPaul, alla Bologna della Marcellona, fino alla Russia di Putin, perché mica ci fermiamo qui, la rivoluzione ha ancora la strada lunga.
E quindi questo videogioco è anche incazzato e rivoluzionario.
E poi che ci sia tanta musica e che sia un’esplosione adrenalinica, incalzante come quei coin-op al bar di quando ero ragazzetto.
E sì, che abbia un sacco di riferimenti ai retrogames, che sono la mia passione.
Quindi fatemi pensare un po’, direi che il primo videogioco LGBTQI italiano lo voglio orgoglioso.
E veloce.
Facciamo che lo chiamiamo PRIDE RUN?
E voi come lo vorreste il primo videogioco LGBTQI italiano?