Che significa essere gay e geek? (con inutili dissertazioni sul Molise)

Quando ero piccolo essere geek non era una sfiga. In Molise (sì, sono gay, geek e pure molisano) se avevi un Commodore 64 o una console come il Nintendo o l’Atari, non eri di certo uno da prendere in giro, casomai il contrario.
Negli anni 80 in Molise c’era talmente tanta campagna che i pastelli nei nostri astucci erano di 12 sfumature di verde. E basta.
Dopo scuola si giocava a guardie e ladri nei campi, e i ladri erano sempre ladri di raccolto. Le ragazze invece giocavano con le Barbie: con la casa in campagna di Barbie. Da noi arrivava solo quella. Credo che il trattore di Barbie sia stato creato per il mercato molisano e quello dell’Arkansas. (diapo)

Barbie campagna esiste davvero ma viene chiamata con il più politicamente corretto nome di "Small Town"
Barbie campagna esiste davvero ma viene chiamata con il nome più politicamente corretto di “Small Town”

Insomma qualsiasi cosa che ti trascinasse via dalla campagna, per noi era una gran figata, e nessuno ti avrebbe mai insultato, picchiato, sbertucciato o -come si dice ora- bullizzato.
Se eri gay, bé allora cambiava tutto.
Io come giovane ragazzino gay ho avuto tutte le tipiche esperienze di bullismo che vedete ora nei film: uscivo da scuola e mi aspettavano in gruppo per picchiarmi; mi attaccavano fogli di quaderno sulla schiena con la scritta “femmina” (immagino che il termine “femmina” per loro fosse altamente dispregiativo); mi bucavano le ruote della bicicletta se ero fortunato e nei giorni in cui non lo ero, me la smontavano in cento pezzi e mi scrivevano con l’Uniposca “ricchione” sul telaio.
La bicicletta era ovviamente una mountain bike, quelle da campagna.
Il fatto è che io avevo delle bellissime console con bellissimi videogiochi, ma nessuno, mai nessuno, mi chiese di venire a giocare a casa. Insomma la storia dei nerd bullizzati come nei film americani, veniva neutralizzata da una minoranza ben più spaventosa: essere gay.
Poi son cresciuto e bla bla bla. Ora arrivo al punto ma prima una diapo di emplacement.

mappa_molise

Stereotipo scaccia stereotipo

Essere gay ed essere geek è una strana alchimia: se ti piacciono le nicchie questa è di certo una delle più divertenti, e se c’è una cosa che la comunità gay, lesbica e transessuale sa fare è creare una fratellanza/sorellanza sugli interessi comuni.
In una delle mie presentazioni del libro Videogaymes, un ragazzo -geek e queer come me- mi ha chiesto:
Cosa significa essere gay ed essere geek?“.
Immagino mi stesse chiedendo se mi sentissi una minoranza della minoranza. Avrei anche formulato qualche risposta arguta sulle montature nere dei RayBan, ma il fatto è che essere gay è molto più discriminante dell’essere geek, cioè -come dire- l’atomizza, ecco.
Poi ha eplicitato un pensiero che mi ha alquanto inquietato: “a me piacciono solo i nerd, cioè sono più maschili e virili di quei gay che pensano solo alla palestra e alla discoteca“.
Eccolo lì, un nuovo stereotipo pronto a essere affilato; un nuovo Uniposca e un foglio di quaderno pronto a essere attaccato alla schiena.
Io non so se impareremo mai la lezione, se capiremo mai quanto poco sia affine la matematica con le persone, di quanto la teoria degli insiemi e sottoinsiemi algebrici sia orribile.
E non so neppure cosa significhi essere gay e geek, e quando incontro ragazzi che me lo chiedono, mi viene solo una gran voglia di andarmene in campagna.

5 thoughts on “Che significa essere gay e geek? (con inutili dissertazioni sul Molise)

  1. Andrea says:

    carissimo,
    mi permetto un abbraccio.
    di origine sono molisano ( anche se nato a Milano, mio papà è figlio di genitori di Ferrazzano e Mirabello Sannita). Purtroppo indipendentemente dal Molise, quanto dici è dato di fatto. Che tu stia ad Aosta a Caltanisetta a Campobasso o Perugia è sempre la stessa solfa.
    Sai che ti dico? che mi comprerò degli uniposca colorati, e inizierò a colorare, tutto il resto è noia.

    un abbraccio da un cub nerd e geek 😛

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    1. geekqueer says:

      grazie Andrea, basta che con quegli uniposca tu non ci scriva nè femmina nè ricchione 😉
      (Mirabello Sannitico by the way 😉

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      1. Andrea says:

        assolutamente no, però potrei scrivere i ricchioni e le lelle conquisteranno il mondo e disegnare unicorni che vomitano arcobaleni :°D

        chi lo sa magari ci incontreremo =)

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  2. antonio says:

    Caro,
    Anche io gay molisano…. la mia infanzia posso dire quasi un incubo. Per fortuna a 7 anni mi hanno portato a roma!
    E cmq potere agli uniposca! Fucsia, verde o nero che sia! Ad ognuno il colore che sente dentro! Un abbraccio!

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