Quella di Tomodachi Life è una storia che si trascina in maniera -lasciatemi dire- imbarazzante da più di un anno. E se pensavamo che solo in Italia un imprenditore potesse sbagliare la comunicazione del proprio marchio, offendendo le persone lgbt (vedi caso Barilla), anche i giapponesi non se la cavano male.
Cercherò di riassumervi il tutto in 6 Epic Fail.
Maggio 2013, Giappone
Esce per il Nintendo 3DS Tomodachi Collection: New Life, né più né meno una simulazione di vita con i personaggini MII che da anni animano la nostra Wii e il nostro DS. Il gioco in questione unisce le dinamiche di The Sims con un gameplay alla Animal Crossing.
Epic Fail 1: Si scopre che c’è un glitch, un errore tecnico che permette di far sposare due uomini. Quindi in rete iniziano a comparire immagini di coppie gay con l’hashtag #homokore. L’omosessualità come glitch. Vabbè, lassamo perde che è solo l’inizio di sta montagna di epic fail.
Epic Fail 2: La Nintendo rilascia una patch per aggiustare il glitch scaricando la responsabilità sui giocatori: se volete scaricatevela eccola qua, altrimenti continuate a giocare con una versione “sbagliata”.
E due: no, non funziona così, cara Nintendo, non sono un glitch. Se si solleva un problema, me lo risolvi come ci si aspetterebbe da una multinazionale mondiale. Ma andiamo avanti.
Epic Fail 3: I Ponzio Pilato del mondo videoludico son pure sfortunati dato che la patch blocca il gioco irrimediabilmente: non si avvia più nulla, ci sono messaggi d’errore, non è più possibile salvare.
Epic Fail 4: In tutti i loro dispacci stampa non si parla mai di patch per i rapporti gay, bensì di rapporti okashiku ( おかしく) ovvero “strani”. Qua di strano c’è solo un marketing manager che dovrebbe tagliare rape in un ristorante di Ueno.
Aprile 2014, USA
Epic Fail 5: All’annuncio di Tomodachi Life per il mercato occidentale la Nintendo non fa nessun riferimento a quale soluzione abbia adottato.
Poi il 29 aprile la risposta: no, non sarà possibile avere relazione con persone dello stesso sesso. Certo, rimane il trucchetto di creare il proprio MII con fattezze maschili anche se si è scelto come sesso quello femminile (l’effetto estetico funzia, ma la sostanza cambia e di molto).
Epic Fail 6: il ventitreenne Tye Marini dell’Arizona lancia la campagna #Miiquality sulle pagine di GayGamer.net per chiedere alla Nintendo di ripensarci. La Nintendo quindi rilascia in questi giorni la seguente dichiarazione:
“Nintendo non ha mai avuto intenzione di fare qualsiasi forma di critica sociale con il lancio di Tomodachi Life. Le opzioni di relazione nel gioco, rappresentano solo un mondo ludico piuttosto che una simulazione di vita reale. Ci auguriamo che tutti i nostri fan capiscano che Tomodachi Life è destinato a essere un gioco estroso e stravagante, e che non stavamo assolutamente cercando di dare un giudizio sociale”.
Lallero.
Prima di tutto se il gioco non è una simulazione di vita ditemi voi che cos’è.
La neutralità in casi come questi non esiste, la neutralità è prendere una posizione. Se lanci un gioco in cui posso ricreare me stesso in un mondo immaginario e non mi permetti di essere quello che sono, questo non è essere neutri.
Se sei un game designer che ha pensato solo ai matrimoni eterosessuali, questo non è essere neutri e, mi spiace per lui, ma sta facendo critica sociale dando un giudizio negativo.
Rimuovere la questione è negazione, la negazione è una posizione ben definita.
Alcuni gaymer hanno già iniziato a boicottare la Nintendo, #boycottNintendo, sperando in una revisione che forse a questo punto è purtroppo poco fattibile.
Io resto a guardare, non poco arrabbiato, e quella Wii nel mio salotto sarà -per ora- un ospite un po’ scomodo.
(Tutta la questione è raccontata sul sito Gaygamer.net Qui Qui e Qui)
Da persona che ha solo console Nintendo, sono molto triste.
Era ora che qualcuno sollevasse la questione.
È triste dover prendere atto di come Nintendo sappia essere tanto geniale e visionaria e al contempo e miope e retrograda.
Era ora che qualcuno sollevasse la questione.
È triste dover prendere atto di come Nintendo sappia essere tanto geniale e visionaria e al contempo e miope e retrograda.
d’accordo con Pulenji.
Nintendo sta diventando maniacale con la sua politica de “i bambini prima di tutto”. Indipendentemente dal fatto che avere relazioni gay in un videogioco non sia un diritto costituzionale, la Nintendo è PESSIMA nel mettere la pezza attorno a questioni che, evidentemente, ritiene spinose e “problematiche”.
Tradisce i suoi clienti e sostenitori : é ovvio che pensi solo ai soldi e basta.
È la gestione di tutto che mi stupisce: Animal Crossing o i vecchi Sims o Singles per DS non hanno mai creato problemi. Una gestione così poco professionale manco la merceria sotto casa :-/
Nintendo (e lo dico veramente con una tristezza infinita, visto che sono Nintendaro da sempre) è rimasta indietro di 10 anni, su tutto. È lì, chiusa nel suo guscio, senza accorgersi di come il mondo (e il mercato) sia cambiato. PS4 e XOne tra poco mi si avviano da sole e prevedono pure a che gioco voglio giocare, mentre su Nintendo 3DS devo ancora ricorrere allo scambio di codici per registrare una persona in lista amici. Oggi neanche più in tv stanno a guardare se uno è gay o no, e questi ancora tentano di accampare scuse assurde… una cosa è essere conservatori, un’altra è essere ottusi.
verissimo, non è una questione solo d’esser conservatori ormai, è proprio non comprendere un mercato che è diventato trasversale per età e orientamento 😉
Da metà anni 90 la Nintendo non ne azzecca una neanche per sbaglio. Colpa di una filosofia aziendale ottusa frutto dei peggiori difetti del marketing giapponese. Una casa che pur esportando non ha mai smesso di fare commercio pensando primariamente al mercato interno, incapace di sbirciare la concorrenza e di coglierne gli spunti di aggiornamento. Questa di Tomodachi è solo l’ennesima riprova delle loro tare. Come accadde per quel miserando di Guido Barilla, l’errore della Nintendo è semplicemente il risultato di un’ingenuità imperdonabile, più che di un atteggiamento aziendale bigotto e conservatore – atteggiamento che, in un mercato capitalistico, chiunque sarebbe disposto ad accantonare pur di conquistare una fettina di mercato in più.
Giusto, è come se la Nintendo non avesse un occhio attento non solo per la concorrenza ma per il proprio futuro. Sono anch’io stranito da questo atteggiamento.