Ho sofferto di depressione per un po’ di anni.
La depressione non è quella cosa che ti senti triste e mandi un tweet: “oh, come sono depresso!”.
No, la depressione è quella cosa che mannaggiacristo mette in pausa la vita. Non vai né avanti, né indietro. Gli altri sì, tu no. E li guardi mentre tu rimani in pausa e non riesci a premere nuovamente “play”.
La depressione ti toglie quello che hai: se hai un lavoro lo perdi, se hai un fidanzato lo perdi e spesso riesci a perdere pure la casa. Per me è stato così. Perché quando faccio le cose, le faccio per bene e fino in fondo.
Quando sei in depressione dormi. Sempre. Se esci stai male, se sei sveglio stai male, e spesso stai male anche quando dormi, ma è l’unica cosa che ti riesce di fare, quindi la fai e dormi. Sempre.
Non vi dirò che i videogiochi mi hanno salvato, non lo hanno fatto e dalla depressione ti salva solo un medico con le medicine. Però quando non dormivo spesso giocavo.
Il gioco (in generale, non solo i videogiochi) fa questa cosa bella e sana, che dimentichi per un attimo la tua vita, il fine ultimo, e lo sostituisce con un altro, con una principessa da salvare, un record da battere, un regno da conquistare. Che è per finta e lo sai, ma ‘sticazzi, l’effetto è quello, ti solleva da un’ansia di vivere, quello che dovresti fare ma non sai cosacazzo.
Poi spegni, e tutto ritorna come prima, ma intanto in quelle due ore avevi quattro vite, la possibilità di ricominciare dopo un errore, i “continue” infiniti, e pure qualche trucchetto per avere energia infinita.
L’illusione basta. Respiri un po’. Solo un po’. Ma è abbastanza.
Poi ritorni a dormire. In pausa.
Qualche mese fa ho letto questo articolo, quindi forse non son l’unico che è arrivato a questa conclusione. C’è anche un bel video che, se avete tempo e voglia, potete guardare qui.
Non è che dormano tutti eh, ci sono tanti tipi di depressione quanti gli abiti di Lady Gaga.
Tutti i tipi di depressione però hanno una cosa in comune: che faresti di tutto per non essere più in “pausa”, anche le cose brutte. Anche premere “stop”.
Su quest’ultima cosa c’è un videogioco (sì, c’è più di un videogioco sulla depressione) si chiama Inner Vision e non devi far altro che chiacchierare con quattro persone. Cercare di dire la cosa giusta, che spesso è difficile, che quasi sempre è impossibile, ma che va detta comunque.
Ho giocato tanto perché son stato ammalato tanto tempo, e quando sono guarito, ho provato a cercare i fiori nella merda: avevo giocato a quasi cinquemila videogiochi e così ho scritto un libro che forse conoscete.
È stato il mio modo per dire “‘fanculo t’ho fregato”.
Io son stato fortunato: dopo un po’ di anni non prendo più manco una pillola, solo le vitamine quando è inverno.
E gioco ancora. Lo farò sempre, anche se dovessi riammalarmi ancora, anche se dovessi tornare in “pausa”.
E la cosa un po’ mi consola: so che al mostro di fine livello arriverò con più punti esperienza.
:*
:-*
Che te lo dico a fare. Ti ho voluto sempre bene, anche quando eravamo depressi insieme. Dai tuoi mostri crei sempre qualcosa di meraviglioso.
spesso coi mostri mi ci fidanzo pure 😉 ailoviù sorella, iùnov
Che bellissimo articolo!
Non sono un videogiocatore e non so niente di videogiochi, ma il tuo libro me lo compro lo stesso.
Complimenti e imboccallupo per tutto!
Orlando
grazie Orlando 😀 sei gentilissimo <3 continua a seguire il blog, cerco sempre di scrivere di videogiochi a chi non gioca: fare proseliti è la mia missione 😀
bravo. parole vere (ahimè) e coraggiose. parlare chiaramente della depressione, senza relegarla agli ambiti specialistici, può essere un modo per fare sentire meno soli e dannatamente sbagliati e “unici” coloro che ci incappano per la prima volta.
😉 <3